“Parrocchia S. Barbara” Mestre (VE
)
12
“Parrocchia S.Barbara” Mestre (Ve)
12
l’ansia e il terrore che si scatenavano appena si avvertivano i primi segnali
che preannunciavano un bombardamento: gli allarmi, i bengala che
illuminavano a giorno la notte, le esplosioni e le case distrutte in molti
quartieri cittadini e in particolare nella zona della stazione e via Piave.
Alla fine della guerra seguirono altri anni di di povertà, accompagnati dalla
voglia di ritornare presto ad una vita normale: le fabbriche avevano iniziato
o ripreso a produrre, la vita della città cominciava da quel poco che c’era.
Nel racconto di molti nostri parrocchiani bastava poco, nelle famiglie grandi
e piccole, a ricreare calore, festeggiando la domenica attorno ad un fuoco
alimentato a legna, sul quale cuoceva spesso una polenta e poco più. Così,
quel Dio spesso invocato a protezione delle vite più care e delle proprie
cose, ora poteva trovare una dimensione più serena, riconoscente, attiva.
Così ci raccontava di quel periodo Severino Bobbo:
“nel 1945 in tutto il
territorio dell'attuale parrocchia c'erano soltanto una decina di case; tre
trattorie (Amelia, Montagnola, Vecchia Valsugana) nessun negozio;
un’unica strada (la Miranese); un’unica fermata della filovia (all'Amelia).
Nelle case non c'era l'acquedotto e i pochi abitanti si servivano di una
varie leggende urbane. Oltre a quella citata che si trattasse di un velivolo alleato. Verso la
fine della guerra si era diffusa anche la voce che potesse trattarsi di un aereo delle forze
dell’Asse che, utilizzando armamento ridotto e spaventando i civili, volesse instillare nella
popolazione l’odio per le forze alleate. (
Scheda tecnica di Gianfranco Chiarini)
Mestre nel 1944: in basso corso del Popolo, in alto si riconosce il cavalcavia della Giustizia e la via
Miranese; il parco di villa Ceresa è la macchia scura, attorno poco o niente. In alto a destra il Rio
Cimetto e il Rio Dosa con la loro congiunzione.(gentile concessione di mestreantica.it)
