“Non nobis Domine”: sessant’anni di fede
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“Non nobis Domine”: sessant’anni di fede
Nello stesso anno, 1996, i Parrocchiani gli scrissero queste toccanti parole
per celebrare il suo 50° anniversario di sacerdozio:
"Alcuni anni prima il
Signore aveva chiamato un ragazzino e lo aveva portato in quel
meraviglioso vivaio che è il seminario per potergli parlare più da vicino,
per proporgli di diventare suo ministro. Ettore Fuin ha percepito la
chiamata, pur molto discreta, e ha improntato la sua vita verso quella meta,
si è progressivamente arricchito di scienza, di bontà e di generosità, anche
superando gli anni travagliati della guerra e, quindi, quando il 23 Giugno
1946, in nome del Signore e della Chiesa, il patriarca gli rivolse l'invito
"VUOI ?", rispose con slancio "Eccomi!". Sono passati cinquant'anni! Di
quante grazie del Signore è stato operatore; quante volte ha rinnovato il
mistero della redenzione con il Sacrificio eucaristico, quante comunioni ha
distribuito, quante anime si sono riavvicinate al Signore nel suo
confessionale, quanti bambini ha fatto entrare nella Chiesa con il
battesimo; e per quanti inferni al grembo di Maria e per essa a Gesù! Per
noi, fin da quando è venuto da pioniere a iniziare l'attività nel nostro rione,
è stato un grande dono: S. Messa, catechismo, chierichetti, canto, giochi,
pellegrinaggi, momenti di svago per la gioventù, luoghi di incontro per
anziani. E specialmente la Parola del Signore annunciata con tanta
fermezza e tanto sentimento da non poterci lasciare indifferenti.
Ricordiamoci, è un dono del Signore, al quale deve andare il nostro grazie,
la nostra riconoscenza, l'impegno a camminare sulla strada che a suo
nome, don Ettore, ci ha insegnato.Ma a questa persona a don Ettore, che ha
impegnato tutte le sue forze, tutte le sue risorse, di mente, di cuore e di
fisico, mettendole sì a disposizione del Signore per rispondere alla Sua
chiamata, ma di fatto impiegandole per tutti noi, come possiamo esprimere
il nostro grazie? Don Ettore, le vogliamo bene.”
In tarda età, affaticato per i molti anni dedicati con tanto ardore alla sua
parrocchia, così ricordava i periodi in cui riuniva la comunità sotto gli alberi
di villa Ceresa e celebrava la S. Messa su di un umile altare in legno
.
"
La
cosa più bella di quei momenti era la gioia che ci univa, una gioia talmente
grande da oscurare la miseria materiale che ci circondava. Da villa Ceresa
siamo poi arrivati con non poche fatiche all'attuale parrocchia, dove si è
riusciti anche a creare un patronato che potesse raccogliere tutti i ragazzi
altrimenti destinati alla strada”
. Mai si scoraggiò, don Ettore: a chi gli
chiedeva se mai sentisse il peso della fatica, rispondeva: “
La grande fiducia
nella Provvidenza mi ha sempre dato la forza di continuare, convinto che
Dio mi chiedeva proprio di dare un punto di riferimento spirituale a queste
persone che abitavano in questa zona della via Miranese”.